Ci sono
tanti studi scientifici che dimostrano l’utilità
della pennichella. A patto però che non diventi…
un pisolone.
Se il riposo dopo pranzo di una decina di minuti
asseconda i ritmi del nostro orologio biologico,
ricarica l’organismo, migliora l’attenzione,
giova all’umore e riduce lo stress, la dormita
che va oltre la mezz’ora fa svegliare intontiti
e a volte con il mal di testa.
Superata la soglia
dei trenta minuti (che è
una indicazione generale, il tempo dipende da
persona a persona) si abbandona il sonno leggero
e si entra in quello profondo.
In questa fase il ritmo cardiaco rallenta, il
respiro diventa tranquillo e l’organismo,
più in generale, si pone nella condizione
massima di stabilità (al contrario di quello
che viene definito periodo “Rem”).
Un brusco risveglio mentre si è
nel sonno profondo rende difficile il ritorno
alla normalità. Alcune aree cerebrali
sono letteralmente disattivate e in questa situazione
il passaggio dallo stato di veglia a quello di
lucidità può richiedere alcuni minuti,
durante i quali si hanno gli stessi effetti di
una alzataccia nel cuore della notte: cefalea
intensiva, imbambola mento e senso di disorientamento.
Non solo: la pennichella prolungata ha
come conseguenza una certa difficoltà ad
addormentarsi alla sera. Chi poi soffre
di emicrania rischia di innescare
un attacco, se si sveglia all’improvviso.
Non sono chiari i meccanismi di questo legame,
ma si è visto che il mal di testa si scatena
dopo un’ora, o più, di pisolino:
quando si supera, cioè, la fase di sonno
profondo e si entra in quella Rem.
L’ideale è un sonnellino
di dieci-venti minuti perché da un’ora
si esce con la cefalea.
Che fare, allora, per evitare lunghe dormite pomeridiane?
Puntare la sveglia dopo i dieci-venti minuti raccomandabili
è pressoché inutile, perché
è difficile stabilire con esattezza il
momento in cui ci si addormenta. Se il proprio
pisolino tende a diventare pisolone, meglio abituare
l’organismo a fare a meno della siesta,
adottando uno stile di vita corretto e quindi
andando a letto la sera a orari regolari.
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Cosa fare per evitare l’abbiocco
pomeridiano
Bere una tazzina di caffè 30 minuti prima
dell’ora critica: la caffeina agisce
come stimolante con un ritardo di circa mezz’ora.
Programmarsi un appuntamento fuori di casa:
l’inattività, la lettura e la televisione
stimolano il sonno.
Evitare pranzi abbondanti e alcolici a pranzo:
una digestione rallentata porta all’inattività
che favorisce l’abbiocco.
Fare sport nella pausa pranzo: 30 minuti
di nuoto o di corsa allontanano la voglia della siesta,
diminuiscono lo stress e migliorano il risposo notturno.
Passeggiare all’aria aperta nell’ora
della pennichella: la luce del giorno inibisce
la melatonina, l’ormone che viene secreto con
il buoi e che asseconda il sonno.
Fonte: Dott. Alessandro Oldani, neurologo,
San Raffaele - Milano
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